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I monumenti di Avellino e del territorio circostante
L'abbazia del Goleto
L'abbazia del Goleto
È a S. Angelo dei Lombardi (Avellino); fu fondata da S. Guglielmo da Vercelli nel 1133 come monastero femminile, con annesso piccolo monastero maschile per la guida spirituale e l'assistenza economica delle monache, che vivevano in stretta clausura.

L'Epoca delle Monache abbraccia un periodo che va dal 1135 al 1515. Durante i primi due secoli la comunità crebbe e diventò famosa per la santità delle monache, sotto la guida di celebri e sante Abbadesse, e si arricchì di terreni e opere d'arte. Dal 1348, anno di una terribile pestilenza, cominciò la decadenza del monastero. Papa Giulio II, il 24 gennaio 1506, ne decretò la soppressione che, di fatto, avvenne con la morte dell'ultima abbadessa nel 1515.

L'Epoca dei Monaci. Il monastero fu, allora, annesso a quello di Montevergine, che assicurò la presenza di alcuni monaci, iniziando così una lenta ripresa, che ebbe un impulso determinante da papa Sisto V, già superiore del Convento Francescano di S. Angelo dei Lombardi. Il periodo migliore fu tra la metà del Seicento e quella del Settecento e culminò con il restauro completo del monastero e la costruzione della chiesa grande, opera pregevolissima di Domenico Antonio Vaccaro. L'Abbazia fu soppressa nel 1807 da Giuseppe Bonaparte. Il corpo di S. Guglielmo, che là riposava, fu traslato a Montevergine e le suppellettili del monastero furono divise tra i paesi vicini. Dal 1807 al 1973 il luogo rimase del tutto abbandonato, cosicché poterono essere trafugati portali e pietre, i tetti e i muri crollarono, i rovi invasero tutto. Nel 1973 il monaco di Montevergine Lucio M. De Marino ottenne il permesso di risiedere al Goleto, avviandone il recupero spirituale e materiale. Nemmeno il tremendo sisma del 1980 interruppe la sua opera e quando, per ragioni di salute, dovette ritirarsi, lo splendido restauro era a buon punto.

Da vedere
La Torre Febronia. Prende il nome dall'abbadessa che nel 1152 ne dispose la costruzione per difendere il monastero. Vero capolavoro di arte romanica, presenta incastonati numerosi bassorilievi provenienti da un mausoleo romano. Al secondo piano della torre si accedeva tramite un ponte levatoio. Vi sono conservate sculture simboliche di origine romanica.

La chiesa inferiore o cappella funeraria. Al centro del complesso figurano, oggi, le due piccole chiese sovrapposte che stanno a segnare il passaggio tra l'arte romanica (chiesa inferiore, 1200) e quella gotica (chiesa superiore, 1255) . La chiesa inferiore nacque come cappella funeraria. Presenta una pianta a due navate, separate da colonne monolitiche. È netto il richiamo al gusto romanico-pugliese, che doveva essere accentuato dalle absidi, ora inesistenti.

La cappella di S. Luca o chiesa superiore È la perla dell'Abbazia. Si raggiunge con una scala esterna il cui parapetto è ornato da un corrimano a forma di serpente con un pomo in bocca. Sul fronte dell'arco che sovrasta il portale una scritta ricorda che fu fatta costruire da Marina II per accogliere le spoglie di S. Luca. L'interno consiste in una sala piccola a due navate coperte di crociere ogivali che poggiano su due colonne centrali e su dieci mezze colonne inserite nei muri perimetrali. Secondo alcuni studiosi, le basi delle colonne e i capitelli richiamano la residenza fatta costruire da Federico II a Castel del Monte, in Puglia. Pregevolissimi anche gli altari. All'esterno, notevoli le due piccole absidi e barbacani con teste di animali o motivi ornamentali.

La chiesa grande o del Vaccaro. Prende il nome dal grande architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro, che la edificò tra il 1735 e il 1745. Pur priva oggi della copertura e di di altre parti importanti, conserva tuttavia un fascino incredibile. È a croce greca, sormontata da cupola centrale. Vi si può ammirare in tutta la sua bellezza il disegno del pavimento, recentemente restaurato.
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